L’alternanza non funziona, studenti in piazza a Caprarola

Riteniamo che nell’istituto A. Farnese di Caprarola l’alternanza scuola lavoro sia gestita in maniera approssimativa e confusionaria. Da tempo documentiamo esperienze di alternanza dall’aspetto malsano e il nostro rappresentante di istituto, Bruno Fabretti Marchetti, già il 16 settembre scorso ha palesato le nostre perplessità in una lettera indirizzata alla dirigente. Le notizie riportate dai giornali sullo scandalo degli studenti che lavoravano gratis alla festa del PD quindi non ci sorprendono perché, anche se si riferiscono ad un altro tipo i attività formativa, fotografano chiaramente la condizione di disorganizzazione che denunciamo.

Siamo convinti che la questione sia più complessa di come venga descritta e che abbia radici più profonde che affondano addirittura nell’impianto normativo che disciplina l’alternanza scuola lavoro.

Il ministero vorrebbe che ogni scuola sviluppasse dei percorsi di alternanza scuola lavoro coinvolgendo degli enti ospitanti come aziende, associazioni, enti pubblici, scuole e università. Quindi va bene un po’ tutto, basta che alla fine dei tre anni gli studenti dei licei facciano 200 ore di alternanza, mentre gli studenti degli istituti tecnici e professionali ne facciano 400.

In questo modo le scuole oggi si ritrovano con centinaia di studenti che devono svolgere centinaia di ore di alternanza e per sopperire alla domanda finiscono per accettare qualunque progetto gli venga proposto. Poco importa se il percorso non è propriamente formativo oppure se non rispetta lo studente perché “il tempo è poco ed è necessario sbrigarsi altrimenti non puoi fare l’esame e poi il problema è tuo”.

Per esempio l’Istituto alberghiero di Caprarola dovrebbe provvedere a fornire in media 39 mila ore di alternanza ogni anno e la scuola non riuscirebbe sempre a soddisfare le necessità di tutti gli studenti. Infatti il 67% di essi avrebbe dovuto provvedere autonomamente a trovare qualcuno disposto ad accoglierli e a certificare le ore di alternanza. Spesso in questi casi la progettazione dei percorsi di alternanza lascia il posto all’improvvisazione mettendone in secondo piano gli obiettivi formativi che nel 48% dei casi non verrebbero illustrati nemmeno agli studenti.

I dati che forniamo sono frutto di una indagine condotta nell’istituto che ha coinvolto 112 studenti, pari a circa il 50% degli studenti interessati dai percorsi di alternanza. Abbiamo chiesto ad ognuno di loro di riempire un questionario anonimo e i risultati ci hanno regalato uno spaccato ben preciso della situazione. Secondo il nostro sondaggio il 53% degli studenti non è stato seguito né da un tutor scolastico né da uno aziendale durante il proprio percorso di alternanza e, cosa che risulterebbe ancora più grave, il 38% si è trovato a svolgere più ore di alternanza di quante ne potesse dichiarare alla scuola (quindi più di 8 al giorno).

I dati rilevanti non finirebbero qua infatti il 30% degli studenti ha dichiarato di aver ricevuto compensi in nero per le ore di alternanza svolte e solo il 13% avrebbe svolto percorsi di alternanza durante l’orario scolastico a fronte del 78% che afferma di aver svolto l’alternanza durante i periodi festivi. Il 30% degli studenti afferma anche di aver dovuto sostenere spese per le quali non sono previsti rimborsi e il 48% ci confida di essersi sentito sfruttato mentre, quando chiediamo agli studenti quanto è stata presente la scuola nei propri percorsi di alternanza, il 58% ci risponde giudicando la scuola completamente assente.

In realtà dovrebbe funzionare diversamente, dovrebbe essere la scuola a concordare i percorsi di alternanza e a definire gli obiettivi formativi, ad occuparsi degli eventuali rimborsi spese, a controllare che non ci siano casi di sfruttamento e anche ad organizzare l’attività didattica da svolgere in classe tenendo conto dell’alternanza scuola lavoro.

La scuola oggi si dimostra assente all’interno dei nostri percorsi d’alternanza e siamo noi a pagarne le conseguenze. Siamo stanchi di una scuola che non ci tutela, non ci coinvolge e ci lascia sfruttare. Per questo il 17 Ottobre la Rete degli Studenti Medi scenderà in piazza a Caprarola: per manifestare la situazione di emergenza chiedendo dialogo con la Dirigente Scolastica per discutere dei problemi e proporre le nostre soluzioni. Noi vogliamo fare della scuola un luogo migliore e siamo convinti di esserne in grado, speriamo solo che la dirigente non sia afflitta dalla sindrome della professoressa, quella di chi pensa di avere solo da insegnare.

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